Prosa
21 febbraio - 10 marzo 2013
C'eravamo troppo amati
di Pierre Palmade e Muriel Robin
regia di Roberto Marafante
con Michele La Ginestra, Michela Andreozzi
Questa commedia è di quelle che ogni autore vorrebbe aver scritto e che ogni attore vorrebbe poter interpretare perché ha l’odore, già sulla carta, di essere un successo.
È ovvio che a confortarci sono gli anni di repliche esaurite nei teatri francesi, ma ugualmente stupisce come si possa creare quella alchimia che rende divertente, anzi esilarante e insieme intelligente, ma semplice, addirittura vera, una commedia a due personaggi.
Il segreto sta sicuramente nell’aver centrato quei sentimenti e quelle dinamiche di coppia nelle quali ci riconosciamo un po’ tutti. È come accade a certi personaggi dei film di Walt Disney, la strega non te la puoi immaginare che con quella faccia e così in “C’eravamo troppo amati” chiunque può ritrovare un po’ di se stesso in questo lui e in questa lei che scoprono quanto si amano dopo aver divorziato.
Infatti la loro è una storia d’amore al contrario, che comincia da dove finisce. Quello che ci fa ridere (e magari ci commuove) sta nel vedere come le differenze, più che le uguaglianze, siano le motivazioni forti dell’innamoramento: il divorzio sembra una medicina amara, ma necessaria perché guarisca il loro amore.
Lo spettatore è trasportato da un luogo a un altro, da un tempo a un altro in un susseguirsi di situazioni realizzate con pochi elementi semplici, piene di personaggi che non si vedono, ma che il dialogo rende concreti, in un rincorrersi di scene comiche spesso surreali, ma così vere come i tasselli di un puzzle che alla fine creano una sola immagine: la storia di una ”vita”.
Il ritmo della narrazione è irresistibile, gli spazi sono creati magicamente da oggetti che si trasformano come giocattoli, il dialogo non perde mai un colpo, ma alla fine è anche uno spettacolo dove vive il piacere di vedere l’appassionato virtuosismo degli attori sopra un palcoscenico.